Saint Seiya Wiki
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Aphrodite venne in qualche modo a sapere dell'esistenza di Atena e dei suoi cavalieri, protettori della giustizia, e decise di addestrarsi per entrare nelle loro schiere, mirando al titolo di cavaliere d'oro dei Pesci. Non è noto chi sia stato il suo maestro, ma di certo non si è trattato del precedente cavaliere dei Pesci, Cardinale, defunto insieme alla maggior parte dei compagni nel corso dell'ultima guerra sacra contro Hades, circa due secoli prima. Nel corso dell'addestramento per l'investitura, Aphrodite entrò gradatamente in contatto con le rose avvelenate che sono tradizionalmente arma dell'ultimo custode dello Zodiaco, imparando pian piano a dominarle ed usarle senza dover temere gli effetti del veleno.

Fisicamente bello e di carattere narcisista, Aphrodite iniziò ad identificare la battaglia come espressione della bellezza, sia fisica che del cuore, finendo per giudicarla degna di ammirazione e lode. Anche per questo motivo, si trovò a suo agio con l'uso delle rose, splendide ma mortali, come armi da combattimento. Ai suoi occhi, il cosmo più forte risiedeva proprio nella bellezza, e per questo motivo il ragazzo prestò sempre particolare attenzione al suo aspetto fisico.

Alla fine, Aphrodite ottenne l'investitura e divenne cavaliere d'oro dei Pesci al Grande Tempio di Atene. Nonostante fosse oggettivamente forte, egli, così come la maggior parte degli altri cavalieri d'oro, era ancora molto giovane e per questo non venne considerato tra i possibili successori al titolo di nuovo Grande Sacerdote. Questa dovrebbe essere stata la prima volta in cui Aphrodite conobbe gli altri cavalieri d'oro, con i quali tuttavia non legò particolarmente. Non molto tempo dopo la sua investitura, il Grande Tempio venne scosso dal presunto tradimento di Micene di Sagitter, che fuggì portando con se la propria armatura ed una bimba in fasce. Insieme a quasi tutti i compagni, Aphrodite partecipò alla riunione straordinaria che venne indetta per fronteggiare la situazione, ovvero un Chrysos Synaghein, ma non venne comunque coinvolto direttamente dagli eventi, e anzi poco tempo dopo giurò fedeltà al nuovo Grande Sacerdote, Arles.

Passarono alcuni anni di pace, durante i quali Aphrodite lasciò per lunghi periodi il Grande Tempio, ma un giorno giunse una nuova convocazione da parte del Sacerdote. L'uomo era infatti impegnato in una lunga faida contro una fanciulla di nome Lady Isabel, che, sostenuta da cinque cavalieri di bronzo, si era proclamata incarnazione di Atena. Per di più, un cavaliere d'Argento di nome Albione, maestro di Andromeda, uno dei seguaci di Isabel, anzichè schierarsi con il Sacerdote aveva assunto una posizione neutrale, facendo pensare ad un imminente tradimento. Il Sacerdote aveva inviato Scorpio a ucciderlo, ma visto che il guerriero stava trovando più problemi del previsto, ordinò anche a Aphrodite di partire.

Nel manga classico, è uno dei tre soli cavalieri ad essere a conoscenza della malvagità di Arles.

Raggiunta l'Isola di Andromeda, dove lo scontro era in atto, Aphrodite attaccò Albione di sorpresa, indebolendo i suoi sensi con una rosa rossa e permettendo a Scorpio di ucciderlo. Il merito della vittoria andò a quest'ultimo, ma Aphrodite , interessato solo al successo della missione, non se ne curò, limitandosi a lasciare una rosa rossa accanto al corpo senza vita del nemico.

Fatto ciò, Aphrodite tornò al Grande Tempio, appena poche ore prima che Lady Isabel ed i suoi cavalieri lo attaccassero frontalmente. La fanciulla venne ferita a morte quasi subito e, per salvarla, i cavalieri iniziarono una corsa attraverso le Dodici Case, riuscendo sorprendentemente a sconfiggere numerosi cavalieri d'oro. In quanto custode della dodicesima e ultima casa, Aphrodite non pensava che i nemici sarebbero arrivati fino a lui, ma decise comunque di stendere un tappeto di rose mortali sulla scalinata che conduceva alle stanze del Sacerdote, in modo da eliminare chiunque riuscisse miracolosamente a superare la sua casa.

Passarono le ore, e Aphrodite avvertì lo spegnersi dei cosmi di alcuni compagni, oltre ad essere testimone di un raro evento, l'Eufonia delle armature d'oro, che avviene solo quando tutte e dodici sono presenti nello stesso luogo. Alla fine, Aphrodite si ritrovò obbligato a combattere e accolse con delle rose rosse gli unici due nemici che erano riusciti ad arrivare fin lì: Pegasus e Andromeda, discepolo di Albione. Quest'ultimo, riconosciuto in lui l'assassino del suo maestro, convinse Pegasus a proseguire per lasciarlo combattere da solo. Aphrodite tentò di fermarlo, ma senza troppa convinzione, consapevole che tanto sarebbe stato ucciso dal tappeto di rose, e si preparò ad affrontare Andromeda, che si rivelò subito un avversario più ostico e determinato del previsto, capace di resistere alla Rosa di Fatale Bellezza e addirittura di colpirlo con la potente catena di cui era armato.

Amareggiato dalle sue azioni, a suo dire incapaci di riconoscere la bellezza, ma anche deciso a fare sul serio, Aphrodite ricorse alla Rosa di Fatale Incanto, distruggendo l'arma e l'armatura del nemico. Ancora una volta però Andromeda resistette, arrivando a mostrare persino un cosmo ed un potere enorme, finora tenuto nascosto, la Nebulosa di Andromeda. Pacifista per natura e per nulla amante della battaglia, Andromeda offrì persino a Aphrodite di perdonare la morte del suo maestro, a patto che smettesse di combattere e salvasse Pegasus dalle rose. Punto nel vivo però, Aphrodite si rifiutò di rendere la dodicesima casa una terra di conquiste o di dover accettare la sconfitta della sua bellezza, e decise di sfoderare la Rosa Bianca, riuscendo a colpire al cuore il nemico prima di essere ucciso dalla Nebulosa. In punto di morte, Aphrodite riconobbe l'animo nobile di Andromeda, ammettendo a se stesso che era stato mosso da desiderio di giustizia e non da sete di conquista.

In seguito alla conclusione della battaglia contro Arles, Aphrodite venne sepolto nel cimitero del Grande Tempio insieme agli altri cavalieri d'oro caduti in quella battaglia.

Il suo riposo fu di breve durata e, poche settimane dopo, Aphrodite venne nuovamente resuscitato, stavolta da Hades, signore dell'aldilà. Hades offrì una nuova vita a numerosi ex cavalieri di Atena in cambio della loro fedeltà, ed ordinò loro di recarsi al Grande Tempio ed uccidere Lady Isabel. Se fossero riusciti nell'impresa avrebbero avuto la vita eterna, mentre nell'altro caso sarebbero scomparsi dopo dodici ore. Guidati da Sion, antico Grande Sacerdote, Aphrodite e gli altri cavalieri fecero solo finta di accettare, nella speranza di poter raggiungere ed uccidere Hades, o almeno di far risvegliare l'armatura divina di Atena. Hades, ignaro dei loro piani, diede a ciascuno un'armatura nera chiamata surplice, copia quasi perfetta delle corazze che i cavalieri avevano indossato in vita. Aphrodite fece parte del primo gruppo di cavalieri che attaccarono le dodici case e, in compagnia di Cancer, apparve alla casa dell'ariete e ne affrontò il custode Mur. Pur combattendo stavolta per la giustizia, Aphrodite non rivelò comunque la verità per non tradirsi, e rimase a guardare mentre Cancer colpiva selvaggiamente il compagno di un tempo, forte anche della protezione di Sion, contro il quale Mur non osava levare la mano.

A fermare il cavaliere del Cancro venne inaspettatamente Pegasus, giunto ad Atene per motivi personali ed attirato al Grande Tempio dai cosmi ostili degli invasori. Stupendo tutti, Mur cercò di mandare via il ragazzo, riferendogli un ordine di Lady Isabel, che non voleva la presenza dei cavalieri di bronzo nella guerra con Hades, e questa rivelazione spinse Cancer a ridere di lui ed insultarlo. Queste parole di scherno però spinsero Pegasus a reagire, ma il combattimento venne interrotto da Mur che, non volendo rischiare l'incolumità del giovane amico, finse di ucciderlo e lo teletrasportò su una collina chiamata Altura delle Stelle. Mur poi decise di fare sul serio con Cancer e Aphrodite e, dopo aver mostrato i propri poteri difensivi e respinto i loro attacchi, incluse le Rose Bianche, li colpì con il suo colpo segreto, la Starlight Extinction, apparentemente uccidendoli di nuovo.

I due, essendo tecnicamente già morti, vennero in realtà teletrasportati in Germania, nel castello terreno di Hades. Vedendo compromessa la missione, cercarono di ottenere udienza con Hades ed uccisero i vari soldati di guardia ai portoni del maniero. A fermarli giunse però Rhadamantis, uno dei tre comandanti dell'aldilà, che li trattò con disprezzo e gli vietò di incontrare Hades. Tentando il tutto per tutto, i due lo attaccarono, ma Rhadamantis annullò con facilità i loro colpi segreti, e, ribaltando gli Strati di Spirito di Cancer, li precipitò nella Valle della Morte. A questo punto, i cavalieri tentarono di fuggire, ma il comandante, incurante delle loro suppliche, li gettò nella Bocca di Ade, restituendoli di nuovo al mondo della morte.

Verosimilmente, l'anima di Aphrodite venne intrappolata nel Cocito, l'Inferno di ghiaccio dove erano puniti coloro che si erano opposti agli Dei. Il cavalere tuttavia non aveva ancora smesso di combattere e, alcune ore dopo, la sua anima risorse ancora una volta ed unì il suo potere a quello di tutti gli altri cavalieri d'oro per aprire una breccia nel Muro del Pianto, che separava l'Inferno dai Campi Elisi. Dopo quest'impresa, l'anima di Aphrodite scomparve, apparentemente per sempre.

Qualche ora più tardi, con la sconfitta di Hades ad opera di Atena e dei cavalieri di bronzo, anche l'Inferno scomparve e tutte le anime che vi erano imprigionate verosimilmente trovarono la pace.

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